A Me MI, a Milano l'esordio di un nuovo collettivo artistico

05 Dicembre 2020
Il Tatuaggio Magazine

Lo scorso 11 ottobre a Milano, presso Piazza Duomo 21, storico studio di Mussolini, l'esordio pubblico del collettivo artistico A Me Mi.

Federico Cantore, Edoardo Vogli e Alessandro Smeriglio sono tre ragazzi nati tra il '93 e '96, più simili a trap star che a giovani artisti dell'entourage milanese. Posano davanti a un trittico pittorico nello storico studio di Mussolini in piazza del Duomo a Milano. Ecco l'immagine emblematica di una serata milanese da ricordare.

Si tratta del trio A Me Mi, un collettivo artistico che nasce tra le vie di Los Angeles, tra le macchinette per tatuaggi e la passione comune e sfrenata per tutto ciò che è nuovo e inedito.

Martedì 11 ottobre 2020, per un solo show, il collettivo ha esposto e creato, due corpus di lavori site specific che dialogano tra loro anche se, per conoscerne il significato e le connessioni, si deve per forza fare un passo indietro. La mostra è stata organizzata dalla galleria d'arte start up milanese Looking For Art nella inusuale e stimolante location di Piazza Duomo 21, storico studio di Mussolini trasformato in locale cittadino.

I tre giovani artisti hanno inaugurato la loro carriera pittorica-espositiva creando tre grosse tele, un trittico che voleva ricreare il più comune e banale dei bagni pubblici imbrattati da scritte no sense piuttosto esplicite, che accomuna i bagni di scuole, autogrill, capannoni dimessi e luoghi affini di tutta la Penisola italica. La sensazione di totale immersione, di reminiscenza onirica, di mimesi totale con un reale bagno è stata talmente spiazzante da far erroneamente credere ai visitatori dell'esposizione che si trattasse di piastrelle vere e proprie sottratte chissà dove e riposizionate in una location così singolare e aulica.

Il gesto fortemente provocatorio di adagiare su tre cavalletti le tele (dipinte interamente a mano, con acrilico e vernici industriali), posizionando ai loro piedi un cestino ribaltato contenente una materia gialla a richiamare escrementi o materiale organico di dubbia origine, è stato suggellato e reso ancor più credibile posizionando, invece, le opere più importanti della mostra nella toilette reale della location. Questo secondo corpus di opere è composto da due tele che emulano un ricco marmo, rispettivamente bianco per la toilette femminile e nero per quella maschile, raffiguranti da un lato una serie di roditori annodati per le code e potenzialmente morti e dall'altro la stessa struttura spaziale formata da trappole per topi vuote.

Cosa c'entrano dunque, delle piastrelle di un bagno e sei topolini morti con le rispettive trappole? Apparentemente nulla, metaforicamente tutto.

Il collettivo A Me Mi, infatti, rielabora concetti tutt'altro che teorici mediante la ricerca e la manipolazione dei materiali. I topi, infatti, nello slang contemporaneo, sono emblema del "NO SNITCH": non copiare, o non essere un "infame", tradotto letteralmente. I topi, detti "snitch", rappresento per il trio coloro che si arricchisco, sia nelle arti applicate sia in altri campi creando vera e propria trash art, ovvero arte banale, ripetitiva, copiata, senza doti artistiche, creata ad hoc per un mero arricchimento momentaneo e una hipe legata ai social media.

Il bagno, o meglio la loro personale e creativa versione di cesso pubblico e sporco, rappresenta proprio questo tipo di arte inutile e priva di talento, subissata invece dal vero atto creativo, simboleggiato invece dai due pezzi collocati nei bagni. I roditori finiscono però in una trappola creata dalle loro stesse code aggrovigliate, simbologia per la trappola reale ovvero il sistema artistico che dopo un iniziale successo, si dimentica degli "snitch", facendone carne da macello. Una storia a lieto fine insomma, creata con una punta di ironia, celata sotto la superficie delle immagini apparentemente sconnesse e banali.

Esordio pieno di patos, che diviene una vera e propria bandiera contro lo snitching e la banalità di molte correnti artistiche odierne, unita ad una ricerca raffinatissima e puntuale sui materiali, sulla mimesi della riproduzione e sul decontestualizzare le operazioni artistiche giocando su collocazioni spaziali inedite, come nuova è anche la loro personalissima visione del mondo.

Il progetto A Me Mi nasce con l'intento di distaccarsi dal loro normale impiego, operando in maniera che nessuna delle loro dirompenti personalità sia visibile nell'opera stessa: i tre sono niente che meno che Rems, Edwart e Smeri, tre tra i più influenti e talentuosi tatuatori della nuova generazione. La scelta, oltre che a celare la personalità delle loro visioni artistiche e dei loro segni, mira a distaccarsi totalmente dal contesto del tatuaggio, per sfondare un territorio inesplorato, come la loro produzione artistica: oltre il mondo del tatuaggio, verso l'arte contemporanea.

Il collettivo artistico nasce nel 2019 a Los Angeles, dove i tre tatuatori fanno un viaggio di studio delle culture contemporanee, oltre che una vera e propria ricerca stilistica ed artistica. La passione per il writing californiano viene così ampliata e assoggettata alla produzione artistica pittorica decostruendola fino ad arrivare alla sintesi massima nelle scritte "da bagno" presenti in "Antonella ti amo", il trittico pittorico che emula un bagno pubblico. Una critica alla banalità, ma allo stesso tempo un non progettato risultato di ricerca e sintesi, perché si sa, le opere sono fatte dagli artisti ma nei casi più prolifici avviene anche il contrario.

I tre hanno di fatto iniziato a collaborare tatuando: lavorano insieme presso lo studio milanese Doa Tattoo Factory ed è comune ormai vedere dei tattoo creati a sei mani aventi la loro firma. Come se si trattasse di un solo tatuare, come si trattasse di un solo artista, azione che amplificano di significato decidendo di approdare nel contesto dell'arte contemporanea con questa esposizione tutta italiana che parla di appartenenza e contaminazioni artistiche. Italianità come valore anche legato ad un tour tutto italiano effettuano da Rems ed Edwart durante l'estate scorsa, simulando un tour di date normalmente retaggio della musica e dei cantanti.

Arte e tatuaggio, arte e musica, arte e italianità, cosa ci aspetta da questo curioso e inedito fenomeno che di fatto si muove tra discipline che come mai prima smettono di colloquiare per diventare una cosa sola? Per il momento uno sguardo fresco, inedito e pungente. 

(testo di Lucrezia Nardi)

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